La Food and Drug Administration, l’ente statunitense che presiede alla salute e alla sicurezza di cibo e farmaci, nelle settimane scorse ha diffuso una nota sulle evenienze negative che possono derivare dall’iniezione di filler nei vasi sanguigni.

In mani preparate ed esperte si tratta di casi rarissimi, che però vanno tenuti in attenta considerazione alla ricerca di una sempre maggiore sicurezza. Perché sicurezza non significa ignorare i rischi, ma al contrario conoscerli alla perfezione, per ridurre al massimo le possibili complicanze e, nella peggiore delle ipotesi, fronteggiarle al meglio.

Se non eseguiti a regola d’arte, i trattamenti con i filler possono dare luogo a danni permanenti, e non solo estetici, come disturbi della vista, ischemia e addirittura ictus. Iniettato con troppa forza e con attenzione insufficiente, il filler può occludere una piccola arteria, impedendole di irrorare l’area nella quale sfocia, ma anche risalire nel vaso, provocandone l’occlusione.

Attenzione quindi a chi ci si rivolge per le cosiddette “punturine”. I filler sono trattamenti soft, ma in ogni caso richiedono in chi li esegue un’accurata preparazione e grande attenzione durante il trattamento. Tra le raccomandazioni che l’FDA rivolge ai pazienti, infatti, c’è quella di informarsi sul training seguito dal medico in fatto di filler. Anche se sono solo “punturine”, richiedono una perfetta conoscenza dell’anatomia, dei prodotti e delle tecniche. Insomma: sì a un chirurgo plastico, no (per esempio) a un odontoiatra.

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