Dal 9 al 12 giugno 2021 si è tenuto il Rome Dubai Breast Symposium – RDBS, evento online organizzato come di consueto dal professor Roy De Vita e dal professor Stefano Pompei che è stato seguito da ogni parte del mondo. Chirurghi plastici di fama mondiale sono intervenuti portando le loro esperienze su ogni aspetto di questo argomento così importante. E il Progetto SICPRE Giovani ha ancora una volta sostenuto la formazione dei medici specializzandi in Chirurgia Plastica, anche grazie alla generosità degli organizzatori, che hanno messo a disposizione degli iscritti al PSG cinque iscrizioni gratuite al congresso.
Gli argomenti fulcro della prima giornata sono stati il planning pre-operatorio nella mastoplastica additiva primaria; la corretta scelta della protesi in termini di forma, volume e texture; la mastoplastica riduttiva; la ginecomastia e le complicanze associate a questi interventi. Il dottor Patrick Mallucci ha sintetizzato il suo planning pre-operatorio nell’acronimo ICE, che permette di calcolare la giusta posizione del solco mammario inferiore. Secondo questa formula la protesi va collocata al centro del sistema areola-capezzolo, garantendo cosi – grazie alla discesa che si verifica durante la guarigione – la collocazione del 45% nel polo superiore e 55% in quello inferiore, in modo da ricalcare le caratteristiche di un seno naturale. Il dottor James Namnoum ha illustrato il suo planning preparatorio in 6 linee cardine, che nella sua esperienza permettono di ridurre i tempi operatori a 40 minuti e ottenere il massimo del risultato, mentre il dottor Marajulo ha illustrato la sua mastoplastica primaria con un video intraoperatorio. Il tema della scelta della corretta protesi è stato affrontato dal dottor Mitchell Brown, con uno studio che ha messo a confronto pro e contro di protesi lisce e macro testurizzate, queste ultime più stabili, ma correlate ad una maggiore incidenza di ALCL. Proprio per questo motivo le protesi lisce sono al momento da preferire, in attesa di ulteriori studi. Il dissidio tra protesi tonde e anatomiche è stato trattato dal dottor Charles Randquist, che predilige queste seconde nei casi di aplasia mammaria, nel pectus excavatum e nei casi di “lower costricted pole” . Nel panorama della riduzione mammaria, invece, il pioniere della tecnica IPLANT, il dottor Per Hadén, ha illustrato questa tecnica con autoprotesi che permette di liftare, ridurre il volume e aumentare il polo superiore della mammella. La tecnica consiste nell’eliminare la cute in eccesso e creare un’autoprotesi di tessuto mammario sulla quale distendere una conchiglia di silicone che protegge la ghiandola sottostante e dona stabilità, evitando la complicanza del Soap Breast tipica dell’inserimento di protesi in silicone in questi interventi. Sempre in tema di riduzione mammaria, il dottor Luiz Frascino si è soffermato sulla minimizzazione delle cicatrici, il cui outcome dipende dal volume della riduzione, dal grado di ptosi, dalla qualità della pelle e dalla consistenza del parenchima. Attenzione quindi ad effettuare un corretto planning preoperatorio, da cui dipende non solo il risultato estetico, ma anche la corretta cicatrizzazione. Sul sottile equilibrio tra cicatrizzazione e scelta della tecnica nella riduzione mammaria si è espresso anche il dottor Alberto Rancati, sottolineando come minimizzare le cicatrici non sempre significhi avere un migliore risultato. Non esiste un gold standard, ma di sicuro nelle mammelle maggiori di 600 g e quelle con una considerevole distanza giugolo-capezzolo sarebbe da prediligere la tecnica “T inverted” alla “Vertical”, perché nonostante le cicatrici maggiori il risultato finale è sicuramente più naturale. La tecnica Verticale rimane l’ideale nei casi di seni inferiori a 300 g e nelle pazienti con predisposizione a cattiva cicatrizzazione, anche se nasconde numerose insidie, in quanto la forma iniziale delle mammelle non è sempre apprezzata, vi è una maggiore percentuale di “dog ear” e circa un 20% di casi di revisione. Infine, la ginecomastia, trattata dai dottori McCulley, Hammond e Perin. Le tecniche descritte sono la semplice liposuzione, l’escissione periareolare e il loro approccio combinato. La scelta del corretto approccio chirurgico varia da paziente a paziente in base alla presenza della sola crescita ghiandolare e all’eventuale associazione con eccesso di grasso.
Durante la seconda giornata sono stati discussi altri argomenti cardine relativi alla chirurgia estetica mammaria, come la mastopessi. Ciascun relatore ha condiviso le proprie personali tecniche, soffermandosi sull’importanza di un planning preoperatorio accurato e sui criteri che determinano quando è necessario associare alla mastopessi un impianto protesico. Il secondo argomento, fondamentale e di imprescindibile importanza nella pratica clinica, è stato quello relativo alle possibili complicanze in relazione all’impianto di protesi, tra le quali la contrattura capsulare, il wrinkling, il waterfall, la sinmastia e l’asimmetria mammaria. Durante i lavori c’è poi stato tempo per soffermarsi sul ruolo assunto dai media oggi, con particolare riferimento alla possibilità che questi hanno di influenzare e suggestionare soprattutto chi non ha competenze scientifiche e quindi il giusto senso critico, come nel caso del BIA – ALCL. Risulta pertanto più che mai fondamentale creare un rapporto di fiducia reciproca e di consapevolezza tra chirurghi e pazienti.
Inizialmente, i lavori della terza giornata si sono incentrati sull’alloggiamento prepettorale delle protesi mammarie nella chirurgia ricostruttiva. I relatori (professor Nahabedian, professor Cordeiro e dottor McCulley) si sono dimostrati concordi circa la necessità di un’accurata e stringente selezione delle pazienti per questo tipo di impianto (ad esempio, adeguata qualità e spessore tissutale post-mastectomia), che può portare a risultati duraturi con tasso di contrattura capsulare comparabile all’impianto sottopettorale. Successivamente, il dottor Gabriel, il dottor Sigalove e il dottor Sarfati hanno trattato l’utilizzo delle matrici dermiche e meshes nella ricostruzione mammaria, sottolineando gli effetti positivi del loro impiego quali la maggiore stabilità dell’impianto con incremento dello spessore tissutale e minor rischio di re-interventi. La terza sessione ha visto come relatori il professor Hofer, il professor Andree e il professor Masìa, che hanno trattato la ricostruzione mammaria mediante lembi liberi con interessanti video intraoperatori sull’allestimento di DIEP e SGAP, risultati essere la scelta preferenziale per tutti e tre i relatori. Inoltre, il prof Andree si è soffermato sulle opzioni ricostruttive in caso di alterata vitalità del lembo allestito, mostrando materiale fotografico di alcuni casi di difficile gestione ricostruttiva. Infine, si sono tenute le relazioni del dottor Rancati, del dottor Rezai e del dottor Leymarie circa i lembi peduncolati, con particolare attenzione al lembo latissimus dorsi nella ricostruzione mammaria. Il dottor Rancati ha mostrato un interessante video intraoperatorio sull’allestimento del lembo di gran dorsale con contestuale tailoring dei CAC. Il dottor Leymarie ha sottolineato come il lembo latissimus dorsi rappresenta un’ottima opzione ricostruttiva mammaria autologa con minor morbidità e con più bassi tassi di reintervento e infezione rispetto ai lembi liberi e lembo TRAM.
Nel complesso, l’evento è stato estremamente didattico e i relatori, tramite l’esposizione delle loro esperienze, ci hanno dato la possibilità di approfondire le nostre conoscenze relative alla chirurgia mammaria. Ci auguriamo di poter assistere di persona al prossimo congresso, ma comunque anche la versione online ha rappresentato un’importante occasione per incontrare dei grandi maestri, la cui esperienza è fonte di motivazione e crescita professionale per tutti noi. Un ringraziamento speciale al Progetto SICPRE Giovani e in particolare alla dottoressa Stefania de Fazio per l’opportunità che ci è stata concessa.